sabato, 27 aprile 2024

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Storia

BARCO MOCENIGO PRIULI

Progetto di restauro conservativo e recupero funzionale
RELAZIONE STORICA E TECNICO-ILLUSTRATIVA
Allegato "A" della convenzione Comune di Castello di Godego - Gazzola Ugo

L'economia di Castello di Godego, già florida dal sec. XV per il commercio di legname e prodotti agricoli (portati a Venezia per via fluviale attraverso il Muson), spiega la ricchezza di edifici monumentali privati, che fanno di questo antico centro un "unicum" nel Veneto e un complesso urbano di rara bellezza nel più ampio contesto veneto.

Tra il XIV e il XVI secolo rami di casati patrizi della Serenissima si trasferirono a Castello di Godego erigendo dimore di alto livello artistico.

La successione dei proprietari: cenni storici

Ripercorrendo la storia di Castello di Godego, nel 972 il feudo che comprendeva il paese di Castello di Godego fu donato da Ottone I ad Abramo vescovo di Frisinga; successivamente il vescovo di questa città lo diede ai da Romano.

I passaggi seguenti sono raccontati in sintesi nel testo riferito al resoconto sulla visita vescovile del 1756: "Il titolo di questa chiesa parrocchiale di Godego per decreto di sua ec.za rev do mons. Giustiniani sub die 27 aplis 1756 in visitatione è Santa Maria della Natività. Questa chiesa al fine del duodecimo secolo era in potere del fu Eccelino da Romano con circa duemila e più campi, indi passò in Marsilio di Carrara il Seniore, poi da Marsilio il Juniore fu venduto il tutto a Lunardo de' Renieri; il di cui figlio per nome Andrea morto senza eredi e senza testamento passò al fisco, ed il tutto fu venduto al n.h. Lazaro Mocenigo il Seniore c.a. l'anno 1446; dalla cui discendenza femminile (estinta la maschile) passò in alcune nobili famiglie venete, cioè Giustinian, Quirini, Garzoni e Morosini, dalla quale diversi rami procedono, cioè Priuli, Toderini, Corneri".

Il testo è stato riportato da G. Bordignon-Favero nell'opera "Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell'arte".

Come si può leggere nel testo, i Mocenigo dal 1446 sono i principali proprietari dei terreni siti in Godego; fanno parte di un'antica famiglia coetanea alla fondazione di Venezia, appartenente fin dalle origini della Repubblica di Venezia all'ordine degli Ottimati e dei Tribuni, quindi dei Dogi (n. 7 dogi). Il loro insediamento in Godego è spiegato dalle vendite di feudi vacanti da parte della Repubblica di Venezia che, nel XV secolo, favorisce l'espansione della proprietà veneziana nell'entroterra.

Tale patrimonio artistico e architettonico versa oggi in pessime condizioni: le decorazioni ad affresco, che impreziosivano non poche dimore, sono quasi del tutto scomparse e gravi problemi riguardano anche la statica degli edifici stessi.

Lo stato di fatto

L'iniziativa proposta dal M° Restauratore Ugo Gazzola porta all'attenzione degli studiosi e di tutta la cittadinanza la necessità indilazionabile di solleciti interventi e fornirà utili indicazioni per avviare un restauro sistematico e scientificamente corretto degli edifici storici che si succedono lungo le vie dell'antico abitato.

L'edificio in oggetto, riportato anche nelle planimetrie catastali austriache e del primo impianto del Regno d'Italia, è documentato in particolare - secondo le caratteristiche attuali - anche in mappe dei sec. XVII e XVIII.

La scelta di definirlo come "barco" anziché "barchessa" è motivata dal fatto che la sua connotazione, dal momento in cui assume l'attuale tipologia (a partire dalla metà del 1600), non è più prettamente rustica a servizio di un corpo padronale principale, ma residenziale e di rappresentanza, come testimonia il ricco apparato decorativo ad affresco, di cui rimangono importanti frammenti superstiti al piano terra e al piano superiore.

I motivi decorativi,a prospettive auliche di logge e colonnati di fattura barocca, provano infatti che l'edificio doveva essere stato costituito da due corpi residenziali e da un corpo centrale concepito a tutta altezza senza solai intermedi, dato che le colonne si sviluppano ininterrotte in ordini giganti da terra alla copertura, impreziosito da affreschi sulle pareti, come ambiente adatto a feste e intrattenimenti.

Delle sei arcate complessive, delle quali solo quella su strada interamente accecata, solo tre sono attualmente riconoscibili.

Una porzione più antica, dalla quale poi l'edificio si è sviluppato inglobandola, è riconoscibile sul retro, in alcuni ambienti, tra cui una cucina con caminetto e lavatoio in marmo, risalenti probabilmente al XV secolo.

Il recupero

Pavimento Barco
Rimozione del pavimento antico, seguiranno restauro e ricollocamento delle mattonelle in cotto.
Dato lo stato di degrado dell'immobile, che è stato oggetto solo recentemente di significativi e apprezzabili lavori di risanamento e consolidamento statico a carico delle coperture e delle fondazioni, si richiede un intervento di recupero, risanamento e adeguamento funzionale, in grado di riportare l'edificio alla situazione originaria (la più significativa, ancora riconoscibile) e di consentirne un uso compatibile con la sua tipologia.

Sono previsti quindi i seguenti interventi, improntati a un rigoroso criterio di valorizzazione dell'esistente e restauro conservativo, improntato a operazioni condotte il più possibile con tecniche e materiali tradizionali:
- risanamento dell'umidità risalente, attraverso la creazione di idoneo vespaio drenante e l'impiego di intonaci a base di calce microporosi di tipo deumidificante;
- recupero dei pavimenti, dei marmorini e degli affreschi superstiti;
- recupero dell'integrità spaziale dell'edificio, attraverso la riapertura delle arcate parzialmente accecate, e sostituzione dei tamponamenti murari con serramenti a tutta luce;
- recupero dell'adiacente magazzino, con rifacimento integrale della copertura;
- recupero e mantenimento a vista delle travature lignee e delle pareti esterne;
- adeguamento igienico e impiantistico, secondo la normativa vigente.

Calendario Attività Culturali:

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